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I SETTE A TEBE 205

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levo sopra la tomba,
l’un corpo e l’altro udendo che di misero
sangue stillava, spento.
Ahi, con sinistro auspicio
questo suonò di cuspidi concento.

Antistrofe.
Non reluttante a compierlo
s’adoperò del padre il triste augurio.
Causa ne fu di Laio il mal consiglio.
Volle che fosse principe
di Tebe un proprio figlio:
ma non furono mai vani gli oracoli.
Ahi, quale orrida gesta
compieste! — Ahimè, ché d’opere,
non di parole, è la doglia funesta.

Alcuni guerrieri trasportano sulla scena i cadaveri
dei due fratelli.


corifea
Ecco a te manifesto
ciò che disse l’araldo. E’ ben visibile
il doppio cruccio: il duplice
male omicida è questo:
questa la doglia amara
compiuta già. Che posso io dire piú?
Sventura su sventura
in questi tetti seggono
ospiti sopra l’ara.

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