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quali arti escogitai, quali scïenze.
E questa è la piú grande. Ove taluno
cadea nel morbo, niun rimedio v’era,
non pozïone, non cibo od unguento;
ma consunti perian, privi dei farmachi,
sin ch’io delle medele ebbi mostrate
le salutari mescolanze, onde hanno
contro ogni mal riparo. E ai modi molti
dei vaticinî ordine posi. E prima
nei sogni sceverai quello che debba
nella veglia avverarsi, e chiari feci
i prognostici oscuri ed i presagi
che s’incontran per via. Minutamente
distinsi il volo dei rapaci augelli;
e quali infausti, e quali son propizî,
e la vita d’ognun d’essi e il costume,
e quali amori e quali odî intercedano
o convegni fra loro. E de le viscere,
qual nitidezza aver debbano, e quale
color la bile, perché piaccia ai Dèmoni,
e le forme e i color’ vari del fegato.
E le membra di pingue adipe avvolte,
ed il femore lungo, e al fuoco postele,
guidai verso un’arcana arte i mortali;
e chiari i segni della fiamma resi,
che ciechi erano prima. E di ciò basti.
E quante utili cose in grembo al suolo
giacean nascoste all’uomo, il rame, il ferro,
l’argento, l’oro, chi potrebbe dire
che le rinvenne pria di me? Nessuno,

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