< Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu{{padleft:52|3|0]]


CANTO D’INGRESSO


Guidate dal vecchio padre Dànao, entrano le Danaidi, in vesti egizie, reggendo ciascuna nella sinistra un ramoscello d’ulivo avvolto di bianche lane — il segno dei supplici — e percorrono l’orchestra, sopra un lentissimo ritmo di marcia, cantando il brano seguente.
coro
Protettore dei supplici, Giove,
volgi l’occhio benevolo a questa
nostra schiera, che giunge per mare
dalle foci e le sabbie del Nilo.
La divina contrada finitima
della Siria fuggiamo; né bando
contro noi per delitto di sangue
decretava la nostra città.
Ma spontanee fuggiamo da sposi
consanguinei, schiviam l’abominio
d’empie nozze coi figli d’Egitto.
  Consiglier della fuga fu Dànao

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.