< Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
64 EURIPIDE

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu{{padleft:133|3|0]]

E di strazio anche piú amaro lo colpí Bacco alla fine;
rovesciò la reggia al suolo: vedi, un mucchio è di rovine;
ben l’avermi stretto in ceppi gli dovè saper di sale.
Stanco infine, lascia il brando, s’abbandona: ch’ei mortale
con un Nume osò combattere. Io frattanto uscii sicuro
dalla casa, e a voi qui giunsi: di Pentèo poco mi curo.
Ma mi sembra udire un passo risonar dentro. Uscirà
a momenti nel vestibolo. Non è pago? Che vorrà?
Io per me, se pure ei giunga pieno d’impeto selvaggio,
sarò calmo: ché frenarsi dee sapere l’uomo saggio.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.