< Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
208 EURIPIDE

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu{{padleft:277|3|0]]

come l’evento volle, indi foggiò,
perché mentre iva in lui s’era imbattuto.

coro

Quanto aborrisco i tristi che commettono
il male, e con inganni indi l'adornano!
Vo’ per amico un probo, e sia pur semplice,
meglio che un tristo, e sia d’acuto ingegno.

pedagogo

E il male patirai fra tutti estremo,
che in casa tua come padrone accogliere
un uom dovrai di nessun conto, il figlio
d’una schiava, un bastardo: assai men grave
sarebbe il mal, se il tuo sposo, adducendo
la tua sterilità, col tuo consenso,
d’una libera il figlio avesse eletto,
e se questo gradito a te non fosse,
tornar doveva alla magione d’Eolo.
Quindi conviene che qualche atto degno
d’una donna tu compia: o il ferro impugna,
o con inganno o con veleno uccidi
il tuo consorte e il suo figliuolo, prima
ch’essi uccidano te. Ché, se trascuri
di farlo, al fine la tua vita è giunta:
quando un sol tetto due nemici alberga,
la mala sorte o l’uno o l’altro aspetta.
Ed io con te vo’ sobbarcarmi all’opera,
e nella casa entrato ove il tuo sposo
ammannisce il convito, insiem con te

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.