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ALCESTI | 197 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu{{padleft:200|3|0]]
ercole
Non è concesso che costei la voce
di chi la chiama oda, se pria non venga
purificata dagl’influssi inferni,
e giunga il terzo giorno. In casa adducila.
E giusto sii per l’avvenire, e pio
con gli ospiti tuoi, sempre. Admèto, addio.
Io di Stènelo 19 al figlio, ad Euristèo
parto, a compire la dovuta gesta.
admeto
Con noi rimani! Siedi alla mia mensa!
ercole
Al mio ritorno. Adesso ho fretta. Addio.
Parte.
admeto
Vivi felice; e a noi rivolgi il passo
al tuo ritorno. E ai cittadini tutti
indico, e ai quattro regni, che per questa
prospera sorte, danze istituiscano
e canti, e Tare fumino di vittime.
Verso piú dolce vita ora moviamo:
ché non lo nego: io sono, io son felice!