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228 | EURIPIDE |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu{{padleft:231|3|0]]
al suol Cadmèo, di Laio
alle torri, che prossime
cognate sono ai celebri Agenòridi.
Al par dei simulacri
sculti nell’oro, famula
di Febo qui m’addussero.
E ancor qui di Castàlia
m’attendono i lavacri,
per asperger le mie chiome, virgineo
decoro mio, nei Febèi riti sacri.
Epodo
O scintillante roccia,
o duplice10 che brilli
sui vertici di Bacco igneo fulgore:
o vigna11, e tu che germini
ogni dí dalla gemma un pingue grappolo,
e il nèttare ne stilli:
o del Drago12 caverna
santissima, o dei Numi aeree spècole,
o monte bianco per la neve eterna:
ch’io d’ogni tema libera
possa le scaturigini
lasciar di Dirce, e giungere
del mondo all’umbilico13, alla vallèa
sacra di Febo, e a danza il piede volgere
in onor della Dea.
Strofe II
Ecco, di Marte l’impeto,
sterminio infesto fulmina
dinanzi alle settemplici