< Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu
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Entra Etèocle.
eteocle
Eccomi, o madre. In grazia tua qui venni.
Che devo far? Chi vuol parlare, parli.
Io desistei dall’ordinar le schiere
intorno ai carri ed alle mura, e i patti
udrò per cui venir costui facesti
qui patteggiato, e v’inducesti me.
giocasta
Non aver fretta; la fretta è nemica
della giustizia; ed a piú saggi avvisi
le parole pacate i cuori ispirano.
Ai truci sguardi poni freno, ai turbini
del cuore tuo: non miri della Górgone
il capo tronco: il tuo fratello miri
a te dinanzi. Ed anche tu, rivolgi
a tuo fratello, o Polinice, il viso.
Meglio potrai, guardandolo negli occhi,
a lui parlare, e intendere i suoi detti.
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