< Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
218 EURIPIDE

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu{{padleft:221|3|0]]

gesta d’Ellèni sei guida, Agamènnone,
nave non salperà da questo lido,
se la tua figlia Ifigenía non cade
ad Artèmide pria vittima. Tu
voto facesti un dí20, che quanto l’anno
producesse di piú bello, alla Dea
portatrice di luce offerto avresti.
E Clitemnestra nella casa a te
una fanciulla partoría, che tu
devi immolar». La palma di bellezza
ei cosí m’assegnò. L’arti d’Ulisse
m’astrinsero a venir: pretesto furono
le nozze con Achille. E, giunta in Àulide,
misera me, ghermita, sollevata
sopra l’altar, già mi feria la spada,
quando agli Achivi mi sottrasse Artèmide,
una cerva lasciando in vece mia;
e per il luminoso ètere in questa
terra di Tauri mi condusse, ch’io
vi dimorassi. E il barbaro Toante
fra barbari qui regna: al pari d’ali
è veloce il suo piede; e il nome ei n’ebbe21.
E in questo tempio una sacerdotessa
stabilí, dove, come vuol d’Artèmide
il rito (è bello il nome sol: del resto
taccio, ché la Dea temo) immolo — ch’è
della città costume avito — quanti
giungono Ellèni a questa terra: il rito
inizio: ad altri il sacrificio spetta
del santuario nei recessi arcani.
Gli strani sogni questa notte apparsimi
or vo’ narrare all’ètere, se mai
n’abbia sollievo. Mi parea nel sonno

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.