Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
238 | EURIPIDE |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu{{padleft:241|3|0]]
quelli che anelano grande fortuna,
sospinge un’unica brama errabondi sul mare ch’estua,
per città barbare;
ma vana resta per gli uni, ed írrita
brama: per gli altri giunge opportuna.
Strofe II
Come le rupi Simplègadi
varcarono, e il flutto che requie
mai non ha, delle coste Finèidi25
lunghesse le spiagge, sul murmure
d’Anfitríte correndo, ove cantano
di Neréo le cinquanta figliuole,
che i piedi mulinano
in ratte carole?
Oppure, gonfiandosi all’aure
le vele, tra il cricchio,
a poppa, dell’agile
timone, per gli aliti
di Noto, di Zefiro, all’isola
d’aligeri nido,
al candido lido pervennero,
d’Achille al bellissimo stadio,
nel pelago infido?
Antistrofe II
Deh, se pur, come desidera
la nostra Signora, qui Elena
pervenisse, di Leda la figlia,
lasciando la terra di Troia!
Deh, sgozzata, com’ella pur merita,
dalla nostra Signora qui cada,