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GLI ERACLIDI | 27 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu{{padleft:30|3|0]]
copreo
Piccola guerra fa la man d’un solo.
Vado. Ma tornerò, molte recando
lance di bronzo dell’argivo esercito:
ché mille e mille guerrier m’attendono,
e lo stesso Euristèo, lor duce. D’Àlcato4
agli estremi confini attende l’esito
del mio messaggio. Un folgore parrà
come abbia udito questi oltraggi, a te,
ai cittadini, a questa terra, ai campi,
ché invano in Argo avremmo tanti giovani
se rintuzzar le offese non sapessero.
Parte.
demofonte
Quest’Argo tua non temo. Alla malora!
Non dovevi costoro, a mia vergogna,
di qui strappare: ché questa città
non è suddita d’Argo, bensí libera.
coro
Provvedere convien, pria che giunga
ai confini l’esercito argivo.
Assai crudo è l’umore belligero
dei guerrier’ di Micene, e piú fiero
or sarà, dopo quanto è seguito:
ché costume è di tutti gli araldi
riferire accresciuti del doppio
i fatti. Chi sa
che andrà raccontando ai signori!