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20 SOFOCLE 177-202

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i mali fugate! La fiamma d’antico flagello
su Tebe incombente, altra volta sperdeste; anche adesso accorrete!

Strofe II

Ahimè! Doglie innumere pesano
180su me. Tutto il popolo giace nel morbo: consiglio non v’ha
che scampo ne dia. Non maturano
i frutti dell’inclita terra:
dai lagni e le doglie del parto le donne non surgono:
vedere puoi l’uno sull’altro, veloce come ala d’augello,
185piú ratto che vampa di folgore,
lanciarsi alla spiaggia del Nume del vespero5.

Antistrofe II

E innumere turbe periscono:
al suol, senza prece né gemito, giacenti, il contagio diffondono:
le spose e le madri canute
190s’appressano all’are, chi qua,
chi là, supplicando il riscatto dei lutti funesti:
corrusca il Peana, ed il querulo lamento di pianti concordi.
O aurea figlia di Giove,
tu manda un soccorso che i volti sereni.

Strofe III

195Ed Ares l’ardente, che or, senza bronzo di scudi,
con urla m’investe, e mi brucia,
fa’ tu che il suo corso rivolga, lontano dal suol di mia patria,
nel talamo grande d’Anfìtrite6,
ovver sugli inospiti
200ormeggi di Tracia:
ch’or, quanto la notte risparmia,
il giorno s’avventa a distruggerlo.

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