< Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

EDIPO RE 61

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu{{padleft:64|3|0]]


Strofe II
Se superbisce alcuno con parole o con opere,
senza temer Giustizia,
se le sedi non venera
890dei Numi, triste fato lo perseguita
per l’infausta dovizia;
e se lucra con frode,
se d’empietà si gode,
se ciò ch’esser dovrebbe di reverenza segno
895con pensier folle víola,
chi conterrà nell’animo gli strali dello sdegno?
A che, se tai nequizie abbiano orranza,
intreccio piú questa mia sacra danza?

Antistrofe II
Ir piú non voglio al centro della terra intangibile13,
900né ad Olimpia, né al tempio
d’Abe14, se prima gli uomini
avverati non veggano gli oracoli
con manifesto esempio.
O Re che in ogni dove
905imperi, o sommo Giove,
se tua fama è veridica, non fuggan questi eventi
al tuo perenne imperio:
ché di Laio gli oracoli or sono irriti e spenti:
luogo non è dove s’onori Apollo:
910Religione dà l’ultimo crollo.




Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.