< Pagina:Trattato de' governi.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

avvenga che ora ne muoja, e ora ne rinasca. Siccome s’usa di dire de’ fiumi, e delle fonti, che sempre e’ siano li medesimi, benchè questa acqua venga ora di nuovo, e quell’altra se ne vada: ovvero per questa simile cagione si debba dire, che gli uomini sieno li medesimi, e che la città sia diversa. Chè invero se la città è una comunicazione, e s’ella è una comunicazione di cittadini, quando e’ si muta il governo della republica, e ch’egli è differente di specie, allora parrà di necessità, che la città non sia la medesima. Siccome avviene nel coro quando egli è composto di comici, e quando egli è composto di tragici; che egli è diverso, ancorchè molte volte gli uomini vi sieno li medesimi.

E questo simile si può risolvere in ciascheduna comunione, e mistione d’altre cose, ch’ella sia diversa; cioè, quando ei v’è diversa la specie della compositura. Siccome avviene dell’armonia, la quale sebbene è composta de’ medesimi tuoni, con tutto ciò si può dire diversa, quando e’ v’è il modo Dorico, o quando e’ v’è il Frigio. E se la cosa sta in questo verso, allora però si debbe dire che la città sia una sola, o non sia con il rispetto avuto al governo, perchè il nome si può cangiare e non cangiare, e standovi sempre gli abitatori medesimi; e ancora venendovi ad abitare forestieri. Ma se e’ si debba, o non debba mantenere le convenzioni, quando le città rimutano gli stati, se ne parlerà un’altra volta.


Dopo le cose dette conseguita a farsi considerazione se e’ si debba porre che la virtù dell’uomo buono, e del cittadino

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.