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stimano la grandezza della città dal numero de’ cittadini. Ma e’ bisogna piuttosto misurare questa grandezza dalla forza della città, e non del numero dei cittadini; imperocchè la città ha il suo proprio uffizio. Laonde quella che tale uffizio può bene condurre, si debbe stimare città grande; come e’ verbigrazia d’Ippocrate, non si debbe dire, che e’ sia maggiore uomo, ma maggiore medico d’uno che fusse maggiore di lui di persona.
Contuttociò se pure e’ s’ha ancora a stimare la grandezza della città dal numero dei cittadini ella non si debbe stimare da ogni numero d’uomini, che uno si dicesse; perchè nella città potrebbe essere gran numero di servi e di forestieri, e di uomini vili; ma debbesi stimare dal numero, che è proprio di lei, e che è sua parte, e da quelli, che la compongono. Perchè l’abbondanza di tali è indizio di città grande. Ma quella città, che fa pochi uomini da portare arme, e assai artefici, questa è impossibile, che sia città grande; perchè e’ non è il medesimo a dire città grande, e città popolata.
Ma quando ella fusse il medesimo, li fatti stessi mostrano, che egli è difficile, e forse impossibile a dare buone leggi a una città, che sia molto popolata. Che, a dire i vero, delle città, che appariscono bene governate, non se ne vede alcuna, che sia popolata troppo. E le ragioni stesse ancora ci mostrano questo medesimo essere vero, perchè la legge è un certo ordine, e la buona legge è di necessità che sia un ordine buono, e il numero, che avanza troppo, non può partecipare d’ordine. Chè ciò invero s’appartiene alla potenza divina, la quale contiene ancora questo universo.
Ma perchè il bello suole essere nel numero, e nella grandezza, però la città, che arà con la grandezza congiunto il numero dei cittadini proporzionato, sarà per necessità bellissima. E certamente che la città