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a chi accusa a torto nessuno cittadino; perchè e’ non s’usa di chiamare in giudizio li cittadini popolari; ma li nobili, e grandi. Ma e’ si debbe tenere termino, che tutti li cittadini amino quello stato, o almeno che e’ non stimino per inimici quei, che governano.

E perchè gli ultimi stati popolari sono composti d’assai cittadini, ed è difficile cosa, che e’ si ragunino tali alla concione senza salario; e ciò, dove il pubblico non ha entrate, vien tutto contra ai grandi (conciossiachè egli è forza di cavare tali spese dai tributi lor posti, e dalla pubblicazione dei loro beni fatta per via di falsi giudizî; le quai cose hanno assai volte rovinato li stati popolari); dico però, che dove non sono entrate nel publico, che e’ vi si raguni la concione rade volte; e i giudizî vi si ragunino sopra molte faccende: ma che durino pochi giorni. E questo importa, acciocchè li ricchi non abbino da temere tali spese; non partecipando di tai salarî li ricchi, ma sì li poveri. E ancora importa, perchè e’ vi si faccino li giudizî migliori, perchè li ricchi non possono stare troppi giorni fuori delle loro faccende; e per poco tempo il comportano.

Ma dove sono entrate nel publico, non vi si faccia quello che in molti luoghi fanno i popolari capi, i quali si distribuiscono ciò che v’avanza, e di nuovo hanno delle medesime cose bisogno: chè un tale soccorso alli poveri è come un orcio senza fondo. Ma debbe un cittadino, che veramente sia popolare, fare ogni diligenza opportuna che ’l popolo non sia molto povero; perchè ciò fa lo stato popolare cattivo. Debbesi pertanto industriare, che e’ vi siano delle facultà, che abbin vita; e tale cosa è ancora utile ai ricchi. Debbonsi però le facultà, che si ragunano delle entrate, metterle insieme, e distribuirle a’ poveri; e massimamente se e’ se ne potesse ragunare tante, che servissino a comperare un poderetto per uno. E se ciò non si può, almeno perchè e’

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