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di parti, delle quali sovente avviene, che una ne cresce, che altri non se ne accorge; come accade negli stati popolari, e nelle republiche della moltitudine dei poveri.

Avvenga che un tale effetto molte volte sia cagionato dalla fortuna, come fu in Taranto; dove essendo stati vinti e spenti assai de’ nobili da quei di Puglia[1], poco dopo la guerra de’ Medî il governo di republica vi diventò popolare. E in Argo, essendo stati morti nel settimo dì[2] assai di loro da Cleomene Spartano, furono constretti quei cittadini dopo tale rotta a ricevere nel governo alcuni vili uomini. E in Atene avendo essi per terra fatto male, li nobili vi vennero a poco numero, per andare ancora essi fuori alla guerra per proporzione ne’ tempi, che ei combattevano con gli Spartani. E questo medesimo ancora accade negli stati popolari, ma più di rado, perchè se quivi li ricchi vi diventano più di numero, o che le facultà vi creschino, quegli stati si mutano in istati stretti, o potentati.

Mutansi ancora i governi senza sedizione mediante la vergogna[3], come avvenne in Erea, perchè quivi per tale cagione in cambio d’eleggere li magistrati ei gli traevono, e la cagione fu, che egli eleggevono uomini di che e’ si vergognavano.

E mutansi mediante la neglezione, cioè quando ei lasciano per straccurataggine essere nei magistrati supremi quei che non sieno amici di quel governo, siccome avvenne in Oreo, dove si dissolvette quello stato de’ pochi potenti: essendo in magistrato Eracleodoro, che di stato di pochi lo fece republica, e popolare.

Mutansi ancora per li minimi. Io dico minimi, perchè molte volte l’uomo non si accorge d’una gran mutazione fatta nello

  1. Nel combattimento contro i Japigi.
  2. Dopo la disfatta del sette.
  3. I brogli elettorali.
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