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il quale fu destrutto da Trasimaco. E quasi per tutti gli altri stati simili discorrendo si potrà vedere le mutazioni d’essi derivate da simili cagioni. Imperocchè li capi detti alcuna volta per gratificarsi il popolo fanno ingiuria alla nobiltà; di sorte ch’e’ la fanno conspirare contra lo stato: o per fare comuni le facultà loro fanno questo medesimo, o perchè l’entrate loro servino al comune: e alcuna volta gli calunniano per potere publicare i loro beni.
E negli antichi tempi, quando un medesimo era a capo di popolo, e capo d’eserciti, gli stati si mutavano in tirannide; e la più parte quasi dei tiranni antichi erano fatti di capi di popolo. E la cagione che allora e’ si facevono di tali, e ora no, è che allora i capi del popolo non erano d’altra sorte cittadini, che di quegli che guidavano gli eserciti, per non essere gli uomini valenti allora nello orare. Ma ora, ch’egli è venuta l’arte del dire in più copia, chi ha facoltà di parlare diventa bene capo di popolo, ma per la inesperienza, che egli ha nella guerra, e’ non tenta di farsi tiranno, eccetto se già in pochi luoghi non è avvenuto il contrario.
Facevonsi ancora le tirannidi in quei tempi più sovente che ora, e per commettersi più a certi cittadini magistrati di grande importanza, come era in Meleto quello de’ Pritani: perchè tale magistrato era padrone di molte cose, e grandissime; e ancora perchè allora le città erano piccole; e perchè allora il popolo, abitava per le ville; ed era occupato a lavorare la terra. Però chi era grande appresso il popolo, se la sorte dava ch’ei fusse armigero, si faceva tiranno. E tale disegno di farsi tiranno conseguivano tutti quei che s’erano acquistata fede col popolo. E la fede s’acquistava con aversi fatto inimici li ricchi, siccome se l’acquistò Pisistrato in Atene; per essersi recato in odio li Pediaci[1]. E Teagene in Megara
- ↑ Le genti del piano.