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ch’era in Eretria composto di quegli che militavano a cavallo, Diagora lo rovinò, essendo stato offeso per via di parentado. E la sedizione che nacque in Eraclea, fu per cagione d’una sentenza data in giudizio. E quella che nacque in Tebe, fu per cagione d’uno adulterio. E fu ben fatta a ragione l’una e l’altra, ma scandolosamente fu vendicata da quei di Eraclea, dico, contro a Eutione[1], e da quei di Tebe contra a Archia, perchè gli inimici volsono che l’uno e l’altro fussino legati in piazza al tormento detto Cifone[2]. Molti stati di pochi ancora furono rovinati da chi nello stato non poteva sopportare tanta superbia di quei che governavano, come fu quello in Gnido, e in Scio[3]. Intervengono ancora queste mutazioni dal caso e di questi stati, dico, e di quegli che sono chiamati republiche, adunche si conviene ai consigli e ai giudizî per via del censo, e dove per questa via medesima si danno gli altri magistrati. Imperocchè molte volte il censo, che è da prima ordinato, sta bene ai presenti tempi, di maniera che nello stato dei pochi, pochi vi sono partecipi. E nella republica li cittadini mediocri[4]. Ma quando poi intervenuta quivi maggiore abbondanza per via di pace, e di fortuna prospera occorre che le valute de’ beni sien cresciute in più doppî, conseguita che tutti li cittadini vi possono partecipare dello stato. E tale mutazione viene alcuna volta per l’aggiunta, che si fa a poco a poco, che altrui non se ne accorge, e alcuna volta si fa presto.
Gli stati dei pochi adunche si mutano per le cagioni dette. Insomma gli stati popolari e gli stati dei pochi potenti trapassano alcuna volta non negli stati contrarî, ma in quegli che sono della medesima sorte. Verbigrazia da’ legittimi stati popolari, e stretti nei signorili, e da questi in quegli.
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