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nel regno ancora: perchè nei monarchi abbonda e ricchezza e onore; le quai due cose sono da ogn’uomo desiderate.
Delle congiure, alcune se ne fanno contro alla persona del principe, e alcune contra il principato. Nelle congiure cagionate dalla contumelia si fa l’assalto contra la persona. E la contumelia essendo di più sorte, ciascuna d’esse è cagione di concitare ira, e la più parte degli adirati assaltano per vendicarsi, e non per essere da più degli assaltati. Siccome fu la congiura fatta contra li figliuoli di Pisistrato, per avere essi vituperata la sorella d’Armodio, e per aver voluto fare il medesimo a lui; chè Armodio diventò loro nimico per cagione della sorella; e Aristogitone per cagione d’Armodio. Congiurarono ancora contra Periandro tiranno d’Ambracia quei congiurati, per avere egli motteggiando domandato un giovine, che con lui insieme cenava, quando ormai ei doveva di lui partorire.
E la congiura di Pausania contra Filippo fu per avere negletto Filippo lo sforzamento fattogli da Attalo. E la fatta contra Aminta il picciolo da Dereda[1], fu per essersi Aminta vantato d’averlo svergognato. E quella di Evagora da Cipro fatta contra l’Eunuco, fu per avere l’Eunuco toltogli un suo figliuolo, onde egli l’ammazzò, come svillaneggiato da lui. Molte ancora se ne fanno, per avere alcuni d’essi monarchi svergognato qualcuno nella persona, come fu quella di Crateo contro ad Archelao, che sempre ebbe egli poi a noja la sua conversazione, onde ogni picciola occasione gli fu poi bastante. Ovvero fu, perchè, avendogli Archelao promesso una delle sue figliuole, e’ non gliene dette mai; ma, essendo egli occupato nella guerra contra Sirra, e Arrabio[2], dette la prima al re di Elimeia[3], e l’ultima al figliuolo[4]