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far castigare dalle leggi della città, e non si debbono castigare per via di dispregio. E quanto alle conversazioni giovenili debbe fare che egli apparisca tali essere piuttosto per via d’innamoramento, che di licenza. E in somma debbe le vergogne, che per simile cagione egli avesse fatto, ricompensarle con doppî onori.

E questo avvertischino bene i tiranni, che infra tutti quegli, che gli assaltano nella persona per ammazzargli, quei tali sono terribilissimi: e da quegli è da guardarsi diligentissimamente, dai quali è eletto di non vivere più, pur che e’ gli ammazzino. E però si debbono osservare tutti quei che stimano d’essere stati offesi dai tiranni, o nella propietà loro, o di quegli che loro attenghino. Imperocchè chiunche assalta, quando egli è spinto dall’ira, non tiene conto alcuno della propia salute; essendo, come dice Eraclito, difficile cosa a combattere con l’ira: perchè la vendetta si compera con la vita stessa.

Ma essendo la città di due parti composta, cioè di cittadini poveri, e di cittadini ricchi, è da stimarsi che l’una parte e l’altra debba essere conservata sotto l’imperio, e che l’una parte l’altra non offenda in cosa alcuna. Contuttociò quale delle due parti è di più nerbo, quella si debbe appropiare, e fare sua chi è principe. E quando la cosa sta in cotal modo nelle città non fa di mestieri al tiranno per sua sicurtà nè di liberare i servi; nè di tor l’arme di mano alli cittadini. Imperocchè l’una delle due parti aggiunta alla sua possanza basta a difenderlo, di tale sorte, che ei prevarrà all’altra parte, che l’assaltasse.

Ma lungo sarebbe a voler minutamente raccontare ciascuna di queste cose, e l’intento nostro è manifestissimo, cioè, ch’ei bisogna apparire ai sudditi non un tiranno, ma un padre di famiglia e un legittimo principe, nè bisogna apparire governatore per proprio fine, ma procuratore

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del comune, e atto a voler vivere mediocremente, e non sopra il costume degli altri. Oltra di questo debbe egli accarezzare la nobiltà, e del popolo essere difensore. E da tai modi usati conseguirà necessariamente che la signorìa d’un tale principe non tanto sarà più bella, e più degna d’emulazione per comandare a gente generosa e non servile, nè che sempre l’odi, e sempre lo tema; ma perchè ella sarà ancora di più vita. Debbe ancora il tiranno fingersi ne’ costumi siffatto, cioè ch’ei sia virtuoso, o almeno mezzo virtuoso, o ch’ei non sia cattivo, ma in quel mezzo.


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