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22 | trattato dei governi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Trattato de' governi.djvu{{padleft:41|3|0]]cioè, che certi sieno nobili non pure a casa loro, ma per tutto; e che i barbari sieno nobili appunto in casa. Come se e’ si desse un uomo libero, che fosse assolutamente nobile; e un altro, che non fosse assolutamente: siccome dice l’Elena di Teodette:
Chi fora mai che degno esser credesse
Ch’e’ servisse colei, ch’ambidue tronchi
Del seme ha in cielo?
Ma questi tali, che ciò sentono, con nessun’altra cosa distinguono il servo, e il libero uomo, che con la virtù e col vizio: e così i nobili, e gli ignobili; perchè e’ par loro ragionevole, che così come degli uomini, nascono uomini, e di bestie bestie, parimente che di buon seme nasca buon frutto. E ben la natura vuol questo fare, ma spesse volte erra da questo fine. — È manifesto adunque che il dubbio proposto ha qualche ragione; ve ne son certi, che per natura son servi; e certi che per natura sono liberi. E che tal cosa è determinata, cioè, che e’ si dian certi, ai quali sia utile l’esser soggetti; e certi ai quali sia utile il comandare, anzi che egli è giusto: e che e’ si debbe fare in simili, che l’uno vi ubbidisca e che l’altro vi comandi per via di quell’imperio, che e’ sono atti per natura a sopportare. Laonde si debbe fare che vi si comandi signorilmente; e che il fare a rovescio sia inutile ad ambe le parti; conciossiachè il medesimo giovi e alla parte, e al tutto, e al corpo, e all’anima. E il servo è parte del padrone, ma parte, dico, animata del corpo, e separata da lui; onde tal cosa gli è utile. E oltre di questo è amicizia intra il padrone e il servo che siano tali fatti da natura. E il contrario avviene in quei che stanno così forzati; o per via di legge, e a rovescio