< Pagina:Un giovinetto di Canzano.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Un giovinetto di Canzano.djvu{{padleft:11|3|0]]

I.


il ritorno


  Oltre Pescara, e di rimpetto ai gioghi
Altissimi del Corno, onde agghiacciati
Spiran per lo abbruzzese etera i venti,
Su le spalle di florida collina
5Un vago paesel siede, che nome
Ha di Canzano. Nel più caro tempo
De l’anno che fuggì, fuor le murali
Porte di quel villaggio un dì traeva
Con la sua famigliuola afflitto padre;
10E tutti con disire e con pietate
Inchinavan le ciglia a quel sentiero1
Che da Teramo vien. Solo intra essi
Salterellava un pargolo, che il viso
Talora alzando in ver la madre: E quando
15Verrà, gridava, il Fratel mio? — Quetate
Non ancor del fanciullo eran le labbra,
Che presso a lor si parve un giovinetto,
Cui da le malinconiche pupille
Tenero senso uscía, che più dolcezza
20Tòr paréa da le gote impallidite
Nel colore del giglio, e da la bruna
Capellatura che in lucide ciocche
Pel collo gli piovea. Tutte le braccia
Del pietoso drappello a lui con grande
25Affetto eran protese, e in lui fissate
Stavan le luci cupide, spïando
Se da’ scarni sembianti un debil raggio

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.