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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Un giovinetto di Canzano.djvu{{padleft:21|3|0]]
Io la terrò, siccome ultimo dono
Che da la man di Jacopo mi venga
75Fin di sotterra. — Mentre il giovin mesto
Sì gentili pensier’ mi ragionava,
Nel libro de la mente ad uno ad uno
Notando io li veniva, ed or li vesto
Nel canto che Amistate al cor m’insegna.
VI.
Fama è che l’alme egregie, a cui tra’ vivi
D’alcun’arte o scïenza amor s’apprese,
Sovente anche lassù piglin diletto
De le bell’opre antiche ond’ebber grido:
5Ma d’umano più nulla han gli alti studi,
Perchè de la Bellezza, in cui stan fisi
Gl’intelletti da tutte ombre disciolti,
Esemplo unico è Dio. Per ciò, laddove
Ha rupi di berillo e di zaffiro,
10Scintilla in oro lo scalpello eterno
Dell’Angiol di Firenze: e intorno al sommo
Angiol d’Urbin l’eteree Forme a gara
S’affollano, pregando che lor danze
Maravigliose in quei color’ dipinga
15Che ridono ne’ fior del paradiso.
Altri pel ciel se n’ va melodïando,
E chi dà ne le gighe e nei liúti,
E chi, seguendo il gran Signor dei salmi,
Continuamente inneggia. O gaudïosa
20Anima, a cui sacrato è il rude verso
Che omai s’acqueta, tu godesti in terra