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Entro le scuole affaticar di Coo,
E nel pensier le gioje ti fingevi
De l’avvenir: ma ne’ giardini eletti
25Di lui che detto è il Farmaco d’Iddio,
Immortal Raffaele, spazïando
Vai già forse, e le rare erbe contempli,
E le lucide, a noi disconosciute,
Di nettare e di balsamo e di ambrosia
30Odorate sorgenti. Or d’altri morbi
La cura a te si aspetta; e tu celeste
Medicator sarai, chè duro strazio
È in que’ petti che a te senza riposo
Sospirali dolorando! — E ancor tu indugi
35A stillar dentro a quelli un’onda almeno
A’ santi rivi attinta? — Allor vedrai
Farsi lor cruda ambascia a grado a grado
Un pietoso disio di vagheggiarti
Ne’ raggi onde sei chiuso; e a tutte l’ore
40Lauretta, aprendo a novo riso il labbro,
Favellerà con te, quasi ancor fossi,
Aerea sembianza, accanto a Lei.
  E qui la Musa de’ sepolcri amica
Mi consiglia il silenzio: il cor non sazio
45Ragionerà con Jacopo. Non chieggio
Che all’umil verso a tomba umíl sacrato
Plaudan le genti: io sol godrei che il lieto
Giovine Spirto, nel mirar che vôlti
Sono i suoi cari a queste carte, un riso
50Donasse al suo Poeta, ed a’ beati
Crescesse gioja, lor dicendo: ancora
Evvi un petto laggiù che, di pietate
Tutto molle ed ansante, al ciel sospira.

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