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AL SIG. POMPEO DAL MONTE




SONETTO XIV.

 
Ohime lasso! Dunque agli ultim’anni
  Mi serbò ’l Ciel, perch’io, se non perire,
  Vedessi notte, e dì sempre languire
  4Il mio Signore in tali, e tanti affanni?

Prima ne sparve il buono, e bel Giovanni,
  Poi ’l bello, e buon Grazìa, con cui voll’ire
  La Gran Donna d’Ibero, ed io morire
  8Non posso ancor dopo tanti, e tai danni?

Maladetto sia ’l dì, che tolse al Mondo
  Tre così belle, e così care gioje,
  11E pose noi d’ogni miseria in fondo.

Pompeo, quant’io fui già lieto, e giocondo,
  Tant’or son mesto, e tristo, e tal saroe
  14Finch’io gravi la terra inerte pondo.

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