< Pagina:Varchi - Sonetti.pdf
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

( 24 )

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Varchi - Sonetti.pdf{{padleft:31|3|0]]


AL MOLTO REV. M. PIERO STVFA




SONETTO XXIV.

Indarno, Stufa mio, sperate, indarno
  Tentate o tormi guerra, o darmi pace,
  Mentre dal gran dolore afflitto giace,
  4Ma non già vinto il Re dell’Arbia, e d’Arno.

A me, che tanto ognor mi struggo, e scarno,
  Altro che lagrimar nulla non piace;
  Non mai lo cor, non mai mia lingua tace,
  8Nè però ’l men della mia doglia incarno.

Più tosto che lagnarmi, e sospirare
  Per tanto alta cagion, con tal periglio,
  11Fuss’io sasso in qualch’Alpe, o scoglio in mare.

Cortese è certo, e prudente il consiglio
  Vostro, che nulla può mio duol giovare:
  14Ma veggio il meglio, ed al peggior m’appiglio.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.