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A MAD. LAVRA BATTIFERRA
DEGLI AMMANNATI
SONETTO XXVI.
Prima dopo la mia primiera fronde
E terzo prezioso mio ritegno
Qual chiudo ira entro il cor? Qual serro sdegno?
4Qual mi conturba duol? Qual mi confonde?
L’altero Duce umil delle chiare onde
D’Arno, e d’Arbia, ch’è sol di viver degno,
Combatte Morte; ond’io m’adiro, e sdegno,
8Che ’l vorrei sovvenir, ma non ho d’onde.
Senza lui, senza Sole il Mondo fora.
Marte, Febo, la Donna, e la bilancia
11Saria negletta, ch’or tanto s’onora.
O Dio, com’è, che non si muova ancora
Pietà dal Ciel? Dunque si prende in ciancia
14Che ’l miglior uom, che mai regnasse, mora?