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Don Candeloro era proprio artista nel suo genere: figlio di burattinai, nipote di burattinai — chè bisogna nascerci con quel bernoccolo — il suo pane, il suo amore, la sua gloria erano i burattini. — Non son chi sono se non arrivo a farli parlare! — diceva in certi momenti di vanagloria come ne abbiamo tutti, allorchè gli applausi del pubblico gli andavano alla testa, e gli pareva di essere un dio, fra le nuvole del palcoscenico, reggendo i fili dei suoi “personaggi„.

Per essi non guardava a spesa. Li perfezionava, li vestiva sfarzosamente, aveva ideato delle teste che movevano occhi e bocca, studiava sugli autori la voce che avrebbe dovuto avere ciascuno di essi, Almansore o Astiladoro. Quando declamava pei suoi burat-

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