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del castello di trezza 191

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verga - Novelle, 1887.djvu{{padleft:201|3|0]]che è oggi, che non si dice nulla, o almeno che non so nulla. Da principio, quando si è incominciato a sentire dei gemiti nelle notti di temporale, ed anche tutte le notti dal sabato alla domenica, e tutte le volte che fa la luna, o che qualche disgrazia deve avvenire nel castello o nei dintorni, si credeva che la baronessa fosse morta in peccato mortale, e perciò la sua anima chiedesse aiuto dall’altro mondo, mentre i demoni l’attanagliavano; ma poi Beppe, il pescatore, raccontò la visione che gli apparve sull’alto della guardiola, e alcuni giorni dopo quel bravo vecchio di suo zio Gaspare la ebbe confermata, e si ebbe la certezza che l’anima benedetta della baronessa era in luogo di salvazione, e si pensò invece a quella di Corrado il paggio, poveretto!

— Come era morto il paggio? s’era ucciso anche lui?

— Non era morto, era scomparso.

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