< Pagina:Verginia.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

ATTO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verginia.djvu{{padleft:10|3|0]]

Chi mira el mio signor notare in mare,
  Et romper l’acque col purpureo petto,
  Chi lo rimira un corsier cavalcare,
  Et girarlo ne l’aria a suo dispetto
  Chi lo rimira, o correre, o saltare,
  Cacciar le fiere o giostrar per diletto
  D’amarlo ha gran ragion, che queste prove
  Havren forza a levar sua sposa a Giove.

La chioma sua par quella d’Absalone,
  Di Ganimede el suo purpureo volto,
  Come chi rose infra viole pone,
  O qual rubino in bianco avorio avolto,
  Et per accrescer piu mia passione
  El poterlo vedere anchor m’è tolto,
  Che di qui sta lontana esta mia stella
  Col Rè Alphonso in Parthenope bella:

Ma chi è questo che dal destro corno
  Attraversa la via pronto & veloce?
  Ne si cura s’el Sole, a mezzo el giorno,
  Con impeto maggiore avampa & coce?
  Parlarli intendo, o mio Corriere adorno
  Ascolta alquanto la mia debil voce,
  Et dammi s’io ne son degna responso,
  Che fa la corte, & che fa el Re Alphonso?

Corriere.


Madonna presto la risposta spaccio
  Ch’el gran camin c’ho affar mi sprona & frange


    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verginia.djvu{{padleft:10|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.