< Pagina:Verginia.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

ATTO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verginia.djvu{{padleft:14|3|0]]

  Non ponga ad te disperation l’assedio
  Che non è male alcun senza rimedio.

Nel mondo vedi hor lieta pace, hor guerra,
  Hor notti o scure, & hor candidi giorni,
  Et così vedi rivestir la terra,
  Hor di ghiaccio, hor di rose e fiori adorni,
  Se la tua maiesta qualche duol serra
  Forza è ch’el mare irato in calma torni
  Che se eterna non è cosa terrena
  Non debba essere eterna tua pena.

Re.Io non spero giamai trovar più pace,
  Et questo è quel che mi confonde & duole
  Che in questa nostra rea vita fallace
  Ferma felicita non vede el Sole.
  Poi che forza e seguir quel che al ciel place,
  Non medici o ripar più el mio cor vuole
  Che a huom di gran mal posto in seruitute
  Sola speranza e non sperar salute.

Virginia uscendo di Salerno.


Vir.Me, che spegner desio mio mortal foco,
  O serva, o Dario mio seguiterai:
  Et spero ch’el camin nostro fie poco,
  Che Napoli da noi si vede hormai.
  Io veggo molta gente in questo loco,
  Glie el Re, che fo? anderò? o nò? anderai:
  Ron.Che cerchi donna, o qua drento che vuoi?
  Vir. ●Ron.Parlare al Re. ●Resta indrieto che non puoi.


    [[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verginia.djvu{{padleft:14|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.