< Pagina:Verginia.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

T E R Z O. 29

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verginia.djvu{{padleft:61|3|0]]

  Questa novella al mio signore arreco,
  Che dormirà con lei, & io con teco?

Gos.Tacci bestion si volessi huomo a canto
  Vorrei uno huomo che tu se una fera,
  Ruf.Anima mia se mi provassi alquanto,
  Non parlaresti si brusca & altera.
  Gos.Usanza è di poltron darsi gran vanto
            ●Ruf.Di bere intendi ben? ●prova una sera,
  Gos.Hor tu mai gia fracido el cervello
  Partiti presto, & portami l’anello.

Ruf. ●Gos.Che sara poi? ●Che la notte seguente
  Venga a dormir con mia figlia a cinque hore,
  Batti le palme, & venga senza gente,
  Aspetti d’acqua ch’io versi el romore:
  Ruf.Resta io vo per l’anel con passo ardente.
  Ma dite, ancho el cor mio uccide amore,
  Consentirai tu al meno esser basciata?
  Gos.Va col diavol sarei bene arrabbiata?

Ruf.Io veggo a me venire el mio signore,
  Che tante volte poltron m’ha chiamato:
  Et più camice bagnar di sudore
  M’ha fatto & mai mi dono mi ducato;
  Di stizza intendo far creparli el core,
  Schernirlo alquanto essermi vendicato.
  Prin. ●Ruf.Ruffo che ce? ●ben, Camilla haver puoi.
  Se quel ch’io ti comando ubbidir vuoi.


[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verginia.djvu{{padleft:61|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.