< Pagina:Verginia.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

32

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verginia.djvu{{padleft:67|3|0]]

ATTO QUARTO


Virginia.

O
Piu che madre a me chara Gostanza,

Per la Dio gratia & tua, io son felice,
  Questo resto di vita che m’avanza
  Riconoscer da te sempre mi lice,
  Domanda quel che vuoi chara speranza,
  Ch’el mio fermo voler non contradice,
  Mio cor di quel che cercava è contento
  Ch’io ho l’anello, & gravida mi sento:

Gos.O Principessa illustre & generosa
  Se l’opra mia ha la tua pena spenta
  In questo mondo mai non feci cosa
  Dellaqual fussi piu lieta & contenta,
  Nulla ti chiederei donna pietosa
  Sol di tua gratia resto, & son contenta,
  Che a cor gentil son parole proterve,
  Et chiede assai chi ben tacendo serve:

Vir.Adunque saro io sì dispietata
  Che non dia premio a beneficio tanto?
  Prima che sia a tuo servitio ingrata
  Me stessa ucciderei con pena & pianto,
  Gos.Madonna mia dal bisogno sforzata
  Et da tuoi prieghi assicurata alquanto,
  Per venir la mia figlia maritando
  Cento ducati in gratia ti domando.


[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Verginia.djvu{{padleft:67|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.