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Q U A R T O 38

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Cacciato, Piscator, vivaci & pronti,
  El signor nostro fa cena regale,
  Però bisogna cercar piani & monti,
  Et del mar questo corno orientale,
  Et pria che due volte el sol tramonti,
  Fate haver pescagione, & caccia tale,
  Che de la cena & suo cibo diverso,
  Si distenda el romor per l’universo.

Caccin le Nimphe, cacciano e pastori,
  Et empiasi di tele, ogni vermena,
  De le profonde selve cavi fori
  Le fere el foco, & taglinsi in tal cena
  Lauri, abeti, faggi, & gelsi mori:
  Et l’aer tutta sia di caccia piena.
  Sparvier, astor, falcon faccin tal carne
  Che in grembo del signor fuggin le starne.

Non scampi el vago uccel che vien di Egitto,
  Non quel che mostra la sua rota al sole,
  Non quel che canta di Menandro al litto,
  Non chi vedova in secca arbor si duole:
  Non chi ne frutti sta di Tisbe fitto,
  Non chi piange ad ogn’hor sua tolta prole.
  Et se si puo per far cena felice
  Una Aquila, un Grifone, una phenice:

Et voi pescate di Sicilia el golpho,
  Da l’antiqua velona a l’Elesponto,


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