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A T T O

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  Trappassai l’Adda e ’l Pò con pronto passo
  Et del Thesin le rutilanti arene
Et senza mai posar el corpo lasso
  In Milano al hospitio di Sabina
  Giunsi, co’l volto adolorato & basso,
Ove seppi Camilla peregina
  Amavi, ardevi, & ch’era el darti quella
  Un tor da morte tua vita meschina.
Onde io sospinta dalla terza stella,
  Vinsi con or con pianti, & prieghi espressi
  La madre sua che Gostanza s’appella
Che me in cambio a sua figlia ponessi:
  Ma prima, che l’anel tuo tanto charo
  In segno del tuo amor in don chiedessi
Del qual non fusti signor mio avaro:
  Ecco l’anel ch’alla mia man pervenne
  Che forse lenira mio duolo amaro,
Et a me l’altra notte che poi venne
  Sol per fuggire ogni amoroso impaccio
  Venisti come uccel con tese penne.
Et me tremante, & piu fredda che ghiaccio,
  Confortando, scaldando al fin tenesti
  Non gia Camilla, ma tua sposa in braccio:
Et con tanto disio ti congiungesti
  A me credendo ch’io fussi Camilla
  Che in breve el ventre mio grave facesti,
Et dieci notti ad ogni tua scintilla
  Esposi el corpo, & Camilla partire
  Fai per fuggir tua dubbiosa favilla,


Et fusti

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