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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi del conte Giacomo Leopardi.djvu{{padleft:66|3|0]]
VI
Taciuto ch’ebbe il venerando topo,
Fer plauso i circostanti al suo discorso;
Armi, gridaro, a l’armi: e pronto a l’uopo
Venne di Marte il solito soccorso,
Che le persone a far vie più sicure
L’esercito fornì de l’armature.
VII
Di cortecce di fava aperte e rotte
Prestamente si fer gli stivaletti
(Rósa appunto l’avean quell’altra notte);
Di canne s’aiutar pe’ corsaletti,
Di pelle per legarle, e fu d’un gatto
Che scorticato avean da lungo tratto.
VIII
Gli scudi fur de le novelle schiere
Unti coperchi di lucerne antiche;
Gusci di noce furo elmi e visiere;
Aghi fur lance. Alfin d’aste e loriche
E d’elmi e di tutt’altro apparecchiata,
In campo uscì la poderosa armata.