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VI


Taciuto ch’ebbe il venerando topo,
  Fer plauso i circostanti al suo discorso;
  Armi, gridaro, a l’armi: e pronto a l’uopo
  Venne di Marte il solito soccorso,
  Che le persone a far vie più sicure
  L’esercito fornì de l’armature.



VII


Di cortecce di fava aperte e rotte
  Prestamente si fer gli stivaletti
  (Rósa appunto l’avean quell’altra notte);
  Di canne s’aiutar pe’ corsaletti,
  Di pelle per legarle, e fu d’un gatto
  Che scorticato avean da lungo tratto.



VIII


Gli scudi fur de le novelle schiere
  Unti coperchi di lucerne antiche;
  Gusci di noce furo elmi e visiere;
  Aghi fur lance. Alfin d’aste e loriche
  E d’elmi e di tutt’altro apparecchiata,
  In campo uscì la poderosa armata.

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