< Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

le nozze di tetide e peleo. 237

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giacomo Zanella.djvu{{padleft:251|3|0]]


  Come, corsi più dì, l’alba prescritta
In cielo apparve, alle regali porte
Tutta Tessaglia in festa si tragitta
44E di lieti drappelli empie la corte.
Han doni in mano: l’allegrezza è scritta
Ne’ volti. Già di Sciro e della forte
Larissa, già di Tempe e di Cranone
48Riman vota ogni piazza, ogni magione.

  A Farsaglia s’avvian, tutti a Farsaglia
Convengono gli sparsi abitatori.
Alla campagna alcun più non travaglia,
52Si ammorbidisce la cervice a’ tori:
Niun più pota le vigne e più non taglia
L’inutil ombra agli arbori; i lavori
Taccion ne’ solchi e rugginosi ed atri
56In disparte riposano gli aratri.

  Ma nel più chiuso delle regie sedi
Tutto è luce d’argento: i vasi d’oro,
Son d’avorio i sedili, e sotto i piedi
60Calpestasi de’ re sparso il tesoro.
Locato in mezzo della Dea qui vedi
Il letto genïal, vago lavoro
D’indico dente, sovra cui distesa
64Pende coltre superba in ostro accesa.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.