< Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
258 le nozze di tetide e peleo.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giacomo Zanella.djvu{{padleft:272|3|0]]


  Tali cantando avventurosi auguri
Le nozze festeggiâr de’ divi amanti
Le veridiche Parche, a’ dì venturi
548Il vel squarciando co’ celesti canti.
O bella etade! allor solean ne’ puri
Alberghi de’ mortali i numi santi
Calar sovente dall’eterea sfera,
552Chè pietade derisa ancor non era.

  Ne’ suoi fulgidi templi allor scendea
Giove ogni anno a’ bei riti, e di cavalli
E di rote volubili vedea
556Ferver di Creta i polverosi calli;
E Bacco sul Parnaso conducea
Delle sue donne scapigliate i balli,
Mentre il popol di Delfo uscendo a gara
560Onorava il gran Dio d’incenso e d’ara.

  Spesso fra l’ire della pugna atroce
Marte allora si vide: e senza benda
O la regina del Triton veloce
564O la Rannusia vergine tremenda
Esortar con la mano e con la voce
Le armate schiere alla tenzone orrenda.
Ma poscia che la terra infetta e rea
568Fu di delitti e posta in bando Astrea;

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.