< Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
16 milton e galileo

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giacomo Zanella.djvu{{padleft:30|3|0]]

Pegli anditi sacrati onda del canto,
Vano tu credi popolar trastullo,
Figlio, dell’uomo tu nel cor non leggi,
355E poeta non sei. L’Onnipotente
Ben io nel volto delle stelle adoro:
Pur quando all’alba l’umile chiesuola,
Che vedi là, m’accoglie, e l’inno ascolto
Delle devote vergini, lo Sposo
360Propizïanti a’ nostri error, più cara
Nè men solenne dentro mi risuona
La voce dell’Eterno. Il cor s’indura
Di scabro ver nella ricerca: usato
Colla materia a trattenersi, il lezzo
365Tosto ne bee, lezzo di fauno e tigre,
Se l’onorande lagrime felici,
Appiè dell’ara prorompenti, il gelo
Non accorrano a sciorne e la fragranza
Evaporata a rinnovarne. Immondo
370Di loto e sangue i lidi della vita
L’infante afferra; ma la Fè nel grembo
Virginal lo raccoglie, e de’ suoi riti
Per la cerchia magnifica, dall’onda
Rigenerante a’ balsami lo guida
375Che al moribondo atleta ungon la fronte.
Così per questo di chiarori e d’ombre
Barlume antelucan passa il credente,
Sul fango il piè, ma coll’aurora a fronte,
Che di misterïose aure la chioma

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.