< Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
88 gli umanitari.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giuseppe Giusti.djvu{{padleft:112|3|0]]


Finirà: sarà parlata
  Una lingua mescolata,
  Tutta frasi aeree;

E già già da certi tali
  Nei poemi e nei giornali
  Si comincia a scrivere.

Il puntiglio discortese
  Di tener dal suo paese,
  Sparirà tra gli uomini.

Lo chez-nous d’un vagabondo
  Vorrà dire in questo mondo,
  Non a casa al diavolo.

Tu, gelosa ipocondria,
  Che m’inchiodi a casa mia,
  Escimi dal fegato;

E tu pur chetati, o Musa,
  Che mi secchi colla scusa
  Dell’amor di Patria.

Son figliuol dell’Universo,
  E mi sembra tempo perso
  Scriver per l’Italia.

Cari miei concittadini,
  Non prendiamo per confini
  L’Alpi e la Sicilia.

S’ha da star qui rattrappiti
  Sul terren che ci ha nutriti?
  O che siamo cavoli?

Qua o là nascere adesso,
  Figuratevi, è lo stesso:
  Io mi credo Tartaro.

Perchè far razza tra noi?
  Non è scrupolo da voi:
  Abbracciamo i Barbari!

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.