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il ballo. 105

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Turate l’anime,
  Slargati i pori
  A smorti brividi
  Di flosci amori;

Gergo di stitica
  Boria decente,
  Ciarlío continuo
  Che dice niente.

Ecco si rompono
  Partite e danze:
  S’urta, precipita
  Nell’altre stanze

La folla, e assaltano
  Dame e Signori
  Bottiglie, intingoli
  E servitori.

Per tutto un chiedere,
  Per tutto un dare,
  Stappare, mescere,
  E ristappare;

Un moto, un vortice
  Di mani impronte,
  E piatti e tavole
  Tutte in un monte.

Oltre lo stomaco,
  Da quella cena
  Molti riportano
  La tasca piena,

E nel disordine,
  Nel gran viavai,
  Spesso ci scappano
  Anco i cucchiai.

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