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il mementomo. 127

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Un dotto, transeat;
  Ma un’Eccellenza
  Tapparlo a povero,
  Certo, è indecenza!
  Ribolla in lurida
  Fogna plebea
  Del basso popolo
  La fricassea;
  Spalanca, o Morte,
  Vetrate e porte:
  Aria a un cadavere
  Che andava a Corte.

Così la postuma
  Boria si placa:
  E molti, a immagine
  Della lumaca,
  Dietro si lasciano
  Sul pavimento
  Impura striscia,
  Che pare argento.
  Ecco gli eroi
  Fatti per voi,
  Che a suon di chiacchiere
  Gabbate il poi.

Ma dall’elogio
  Chi t’assicura,
  O nato a vivere
  Senza impostura?
  Morto, e al biografo
  Cascato in mano,
  Nell’asma funebre
  D’un ciarlatano
  Menti costretto,
  E a tuo dispetto
  Imbrogli il pubblico
  Dal cataletto.

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