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134 | per il ritratto di dante. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giuseppe Giusti.djvu{{padleft:158|3|0]]
Sempre più c’innamora
Tua visïon che poggia a tanta altezza:
Nessun la vide tante volte ancora,
Che non trovasse in lei nuova bellezza.
Ben gusta il frutto della nuova pianta
Chi la sa tutta quanta;
In lei si specchia cui di ben far giova,
Per esempio di lei Beltà si prova.
Forse intera non vedo
La bellezza ch’io dico, e si trasmoda
Non pur di là da noi; ma certo io credo
Che solo il suo Fattor tutta la goda.
E così cela lei l’esser profonda:
E l’occhio che per l’onda
Di lei s’immerge prova il suo valore;
Tanto si dà quanto trova d’ardore.
Per mille penne è tôrta
La sua sentenza; e chi là entro pesca,
Per gran sete d’attingere vi porta
Ambagi e sogni onde i semplici invesca.
Uno la fugge, un altro la coarta,
O va di carta in carta
Tessendo enimmi, e sforza la scrittura
D’un tempo che delira alla misura.
Per arte e per inganno
Di tal cui sol diletta il pappo e il dindi,
Mille siffatte favole per anno
Di cattedra si gridan quinci e quindi:
O di te stesso guida e fondamento,
Ai pasciuti di vento
Dirai che indarno da riva si parte
Chi cerca per lo vero e non ha l’arte.