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Ma dal mezzo alla suprema
  Vetta in tutto sì dispoglia,
  E su su langue, si scema
  D’ogni frutto e d’ogni foglia,
  E finisce in nudi stecchi
  Come pianta che si secchi.

Mentre tutto s’ammirava
  Nelle fronde il signorotto,
  E il confronto almanaccava
  Del di sopra col disotto,
  Più stupenda visïone
  Lo sviò dal paragone.

Ove il tronco s’assottiglia
  E le braccia apre e dilata,
  Vide l’arme spiattellata
  Colla bestia di famiglia,
  Che soffiando corse in dentro
  E lasciò rotto nel centro.

Dall’araldico sdrucito,
  Come in ottico apparato
  Che rifletta impiccinito
  Un gran popolo affollato,
  Traspariva un bulicame
  D’illustrissimi e di dame.

Cappe, elmetti luccicanti,
  Toghe, mitre e berrettoni,
  E grandiglie e guardinfanti,
  E parrucche a riccioloni,
  E gran giubbe gallonate,
  E codone infarinate,

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