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la scritta. 153

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Con musacci arrovellati
  Bofonchiavano tra loro
  Di contee, di marchesati,
  Di plebei, di libri d’oro,
  E di tempi e di costumi,
  E di simili vecchiumi.

Dietro a tutti, in fondo in fondo
  Si vedea la punta ritta
  D’un cappuccio andare a tondo,
  Come se tra quella fitta
  Si provasse a farsi avante
  Qualche Padre zoccolante.



Lo vide appena che lo perse d’occhio:
  Quello, alla guisa che movendo il loto
  Ritira il capo e celasi il ranocchio,

In giù disparve con veloce moto;
  E tosto un non so che suona calando
  Dentro del fusto come fosse vuoto.

Come a tempo de’ Classici, allorquando
  Gli olmi e le quercie aveano la matrice
  E figliavano Dee di quando in quando;

Così, spaccato il tronco alla radice,
  Far capolino e sorgere fu vista
  Una figura antica di vernice.

Era l’aspetto suo quale un artista
  Non trova al tempo degli Stenterelli,
  Se gli tocca a rifare un Trecentista.

Rasa la barba avea, mozzi i capelli,
  E del cappuccio la testa guernita,
  Oggi sciupata a noi fin dai cappelli;

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