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AD UNA GIOVINETTA.



Non la pudica rosa
  Che il volto a lei colora,
  Nè il labbro ove s’infiora
  La vergine parola
  Che dal cor parte e vola — armonïosa;

Non la bella persona
  Che vince ogni alta lode,
  Nè l’agil piè che gode
  Della danza festiva
  A cui tutta giuliva — s’abbandona;

Mi dier vaghezza e norma
  Di volgermi a costei,
  Ma la bontà che in lei
  Splende modesta e cara
  Tanto quant’è più rara — in bella forma.

Agli occhi, che non sanno
  Cercar d’un bene altrove,
  Della sua luce piove
  Soavissima stilla
  D’una gioia tranquilla — senz’affanno.

Ah! non è ver che asconda
  Sè stesso il cielo a noi,
  Quando agli eletti suoi
  Così l’aula disserra,
  Questa misera terra — a far gioconda.

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