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i brindisi. 173

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Frolli siam mezzi, frollerà il futuro
  Quanta parte di noi rimase illesa:
  La crepa dell’intonaco palesa
  Che crolla il muro.

Fuma intanto nei piatti il patrimonio:
  Il nobiluccio a bindolar l’Inglese
  (Che i dipinti negati al suo paese,
  Pel suolo ausonio

Raggranellando va di porta in porta)
  Fra i ragnateli di soffitta indaga;
  Resuscitato Rafaello paga
  Per or la sporta.

O nonni, del nipote alla memoria
  Fate che torni, quahdo mangia e beve,
  Che alle vostre quaresime si deve
  L’itala gloria.

Alzate il capo dai negletti avelli;
  Urlate negli orecchi a questi ciuchi
  Che l’età vostra non patì Granduchi
  Nè Stenterelli.

Tutto cangiò, ripreso hanno gli arrosti
  Ciò che le rape un dì fruttaro a voi;
  In casa vostra, o trecentisti eroi,
  Comandan gli osti.


Per tutte queste strofe, la stizza, il dispetto, la vergogna, erano passate e ripassate velocemente sul viso di tutti come una corrente elettrica, e già si sentivano al più non posso. Solamente l’Abate se ne stava là come interdetto, tra la paura di tirarsi addosso l’ironia dell’avversario per un atto di disapprovazione, e quella di perder la minestra per un ghigno che gli potesse scappare. Il poeta seguitava:


E strugger puoi, crocifero babbeo....

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