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i brindisi. 175

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Chi visse al cibo casalingo avvezzo
  Stimol non sente di sì bassa fame,
  Che paghi un illustrissimo tegame
  Sì caro prezzo.

La tavola per lui gioconda scena
  È di facezie e di cortesi modi;
  Non è, non è d’ingiuriose lodi
  Birbesca arena.

Entri quel prete nella rea palestra,
  Che il sacro libro, docile al palato,
  Cita dove Esaù vende il primato
  Per la minestra;

Rida in barba a San Marco ed a San Luca,
  E gridi che il suo santo è San Secondo,
  E che il zampon di Modena nel mondo
  Compensa il Duca.

O v’entri il dottore! che come corbo
  Si cala dello Stato alla carogna,
  E colla rete delle lodi agogna
  Pescar nel torbo.

Nè l’indefesso novellier s’escluda,
  Bastonator d’amici e di nemici,
  Famoso di cenacoli patrici
  Buffone e Giuda.

Qui di lieto color brilli la guancia,
  Sia franco il labbro e libero il pensiero:
  No, tra gli amici contrappeso al vero
  Non fa la pancia.

O beato colui che si ricrea
  Col fiasco paesano e col galletto!
  Senza debiti andrà nel cataletto,
  Senza livrea.

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