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176 i brindisi.

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Vedete bene che questo brindisi non aveva che far nulla con quel desinare; e anch’io penderei a credere che l’intenzione del poeta non fosse schietta farina. Veramente sentirsele dire sul muso, non piace a nessuno; e parrebbe regola di convenienza che mangiando la minestra degli altri, si dovesse risparmiare chi ha il mestolo in mano. Ma questi benedetti poeti, con tutta la reverenza che professano a Monsignor della Casa, si fanno un Galateo a modo loro; e specialmente quando si sono intestati di volerle dire come le pensano. — Potete bene immaginarvi che a quella tavola il poeta cagnesco bisognò che facesse un crocione, e che l’Abate rimase in perpetuo padrone del baccellaio. Ora ecco qui questi due brindisi al comando di chi li vuole. Il primo assicurerà il fornaio a tutti gli scrocconi che sapranno imitarlo; col secondo bisognerà rassegnarsi a mangiare all’osteria.

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